la Difesa del tuo benessere
La difesa della tua ricchezza è la difesa del lavoro che hai compiuto nella tua vita. Una società che consente, o peggio incarna, il dispendio di tali ricchezze sottraendole con la forza della imposizione è una società immorale, che alimenta pochi a discapito di coloro ai quali hanno sottratto tali risorse. Diversi sono i mezzi con qui questo viene attuato. Il più evidente è la cosidetta “redistribuzione” della ricchezza, ma il meno evidente e più insidioso è l'arbitrario esercizio del controllo monetario innestato attraverso entità che sfruttano questo enorme flusso di ricchezza per prelevarne una parte consistente, un meccanismo che priva giorno dopo giorno del valore proprio di ciò che avete nelle vostre mani.
Le società che sottraggono reddito per redistribuirlo pérpetrano un furto, concedendo un ingiusto, seppur piccolo, privilegio a molti, favorito da alcuni che invocando la perequazione per i più deboli sfruttano questo flusso risucchiandone delle quote importanti.
Il giusto aiuto per chi è in difficoltà, per chi è malato o per nascita non è dotato delle qualità medie degli altri, dovrebbe essere realizzato sulla base di una proposta condivisa dove non sempre il danaro è la giusta risposta, dove l'impegno di ogni uno ha un valore di coesione sociale e di rafforzamento morale, dove l'aiuto diretto conta molto di più che un contributo in danaro capace solo di sollevare la coscienza e di innalzare pretese mercantili inadeguate.
Ma il fatto assume dimensioni ancor più gravi con la attuale crisi finanziaria ed economica.
I governi stanno adottando politiche gravide di pericolosi effetti che si vedranno solo nei prossimi anni. Questo perché l'adottare altre scelte oltre a costituire un'ammissione di colpa, rappresenta un concreto rischio di perdita di numerose posizioni privilegiate, e quindi della possibilità di mantenimento delle posizioni di potere acquisite.
La difesa dei tuoi beni passa anche per una diversa implementazione dell'economia e della gestione finanziaria, che dia valore a ciò che realmente ha valore e non a pezzi di carta da Repubblica di Weimer.
la Proposta
La proposta è allora di occupare uno spazio proprio, un territorio da acquisire civilmente, legalmente o per diritto, per costituirvi una nuova comunità, che difenda le nostre convinzioni e le nostre idee, che dia spazio alla nostra iniziativa e alla nostra dignità. E' una proposta rivolta a coloro che amano la libertà e la civiltà, a coloro che credono in se stessi.
Questo messaggio è rivolto a degli illuminati, pionieri coesi che rimboccandosi le maniche sappiano costruire un futuro, Persone che capiscono che qui non vi è più speranza, per coloro che sono stanchi di essere mortificati, per coloro che desiderano vivere in una comunità solidale ma rispettosa della individualità della Persona e con principi fondamentali condivisi, per donne e uomini forti e coraggiosi, che intendono con determinazione raggiungere la felicità.
I nostri ideali
Noi ci proponiamo come portatori di un nuovo ideale, non solo politico ma filosofico e morale.
La nostra concezione scaturisce dal riconoscimento del diritto naturale, ovvero quel diritto che tutti gli esseri umani hanno dalla loro nascita, che deriva dall'esistenza della nostra mente, che ci consente il pensiero e la consapevolezza di noi stessi. Tale cosa, impalpabile, è indiscutibilmente nostra. Essa guida i nostri pensieri e la nostra volontà. Noi siamo perché pensiamo e vogliamo. Dalla nostra volontà discendono le nostre azioni, e da esse i risultati che esse producono, che sono di conseguenza estensione della nostra volontà ovvero di nostra proprietà. Da ciò discende il principio di proprietà privata: ciò che è frutto delle nostre azioni, ovvero delle nostre decisioni è nostro. Essendo che tutti siamo uguali nel disporre di uno spazio di tempo vitale limitato, e che qualsiasi cosa ottenuta richiede quote del nostro spazio vitale, e che è insindacabilmente nostra la decisione di cosa farne di questo spazio vitale, da ciò deriva che ogni nostro sforzo, o la cessione di quota vitale, o l'equivalente espresso in forma di beni, ci consente di acquisire beni e frutti, che sono di conseguenza nostri.
Da questa concezione basilare, definiamo i seguenti principi ed il “patto di concordanza”:
- il riconoscimento da parte di tutti del diritto naturale della persona da cui deriva la proprietà e la libertà del suo essere e della sua volontà e delle sue caratteristiche;
- il riconoscimento dell'esigenza di alcuni contratti sociali liberamente concordati e rinegoziabili nel tempo;
- il riconoscimento del diritto delle persone all'opzione di uscita dal contratto sociale;
- il riconoscimento del reciproco interesse a trovare una condizione di generale qualità della intera società;
- il riconoscimento alla necessità di impedire il formarsi di monopoli che sono all'origine di diverse forme di prevaricazione e/o corruzione;
- il riconoscimento della necessità di difendersi dallo Stato quale soggetto coercitivo e monopolista sia economico che politico da realizzarsi attraverso l'eliminazione dei monopoli economici e la partecipazione diretta dei cittadini quali detentori della quota sociale ovvero quali comproprietari dello Stato attraverso ampi e completi diritti all'esercizio della democrazia diretta;
- il diritto di difesa della comunità anche attraverso la partecipazione ad un esercito popolare;
- il diritto all'autodifesa, e della difesa del prossimo, con qualsiasi mezzo ragionevole;
- il riconoscimento del principio di non-aggressione quale metodo per determinare il giusto esercizio della propria libertà, e della relativa difesa;
- il riconoscimento che senza difesa non c'è libertà, che senza autonomia economica (della persona, della comunità, ecc.) non c'è libertà;
- il riconoscimento che non è accettabile precludere lo spazio base vitale per poter esercitare in libertà la propria autonomia economica;
- il riconoscimento dei diritti ricavabili dai precedenti punti possono essere solo negativi: nessuno può garantire l'autonomia economica, nessuno la ricchezza, nessuno il benessere, nessuno l'istruzione, nessuno la salute, nessuno la disponibilità di cibo e acqua.
Il patto di concordanza ha lo scopo di delineare dei principi guida che permettono di fissare il contratto sociale che lega gli aderenti all'iniziativa in un atto statutario che rappresenta la base dei rapporti tra i cittadini membri e la stessa membership e cittadinanza.
IL CONTRATTO SOCIALE
Il contratto sociale rappresenta la base fondamentale di aderenza alla cittadinanza, quale membro della comunità, quale statuto costituente la stessa e lo Stato quale mero ente rappresentativo della comunità.
Si evidenzia così che lo Stato diventa una entità giuridica tangibile nei confronti degli altri Stati, ma limitatamente in modo asimmetrico per i cittadini membri i quali sono anche i soci fondanti dello stesso. I cittadini membri hanno infatti il diritto di difendersi dallo Stato e di portare le loro iniziative all'interno dello stesso. Lo Stato ha potere coercitivo nei confronti del cittadino solo limitatamente ai casi di aggressione perpetrati dal cittadino, lo stesso vale per il cittadini che gode del diritto di opposizione allo Stato nei casi di abusi che conducono a subita aggressione.
Fine della prima parte
Friday, August 20, 2010
Tuesday, August 3, 2010
Introduzione
Al mondo esiste già un Free State Project, nasce in USA e si concentra nel New Hampshire (NH) per portare 20000 nuovi residenti aventi idee politiche libertarie (o simili) e fare così da massa critica per dirottare, se non prendere, lo stato e condurlo verso una decisa rottura nei confronti della politica centralista e statalista del governo federale US. Il progetto langue un po', perché solo una minima parte delle persone che hanno dichiarato di trasferirsi in NH (8000 persone circa) lo ha fatto. In Europa era in realtà sorto un simile movimento, che puntava all'Irlanda come paese in cui fare una simile operazione. Qui però ha resistito ancora meno.
Sono molti altri, negli anni passati, che hanno sognato luoghi per trovare uno spazio di libertà, ma sono tutti falliti scontrandosi con realtà non prone a cedere anche un'isola deserta. E' il caso per esempio del Minerva Reef, una barriera corallina semiaffiorante nell'oceano Pacifico, a 260 miglia a sud ovest di Tonga. Quelli che avevano provato a prendere l'isola, ricoprendola di sabbia, se non ché sua maestà delle Tonga ha deciso che quella era terra sua e se la è presa (di questo caso sarà bene riparlare). Un caso strano è quello dell'isola delle rose, una piattaforma artificiale realizzata in Italia nel mare Adriatico dall'ingegnere Giorgio Rosa nel 1960, impresa fallita a seguito della distruzione fatta dalla marina militare italiana. Così viene riportato nelle fonti storiografiche di lingua inglese: The Italians invaded 55 days later, speaking vaguely of such things as “national security, illegality, tax avoidance, maritime obstruction and pornography.” In the spring of 1969, Italian Navy frogmen dynamited the structure. At last report, Rosa did not plan to try again, saying darkly that “This country is all Mafia.”
Bizzaro e con successo invece il caso dell'isola di Sealand, nella manica. Bizzarro perché si tratta di una piattaforma militare che fu abbandonata dopo la seconda guerra mondiale, e presa immediatamente da un ex ammiraglio inglese a cui stava stretta la corona della regina. Dapprima minacciato di andarsene fu avvicinato da navi militari armate, l'ammiraglio da bravo militare non si fece intimidire e prese a cannonate le navi inglesi che ricevettero l'ordine di ritirarsi da parte della regina per "non spargere sangue inutilmente". De facto questa azione segnava la rinuncia da parte della corona inglese di quella piattaforma, che ancora oggi è nelle mani dell'ammiraglio (anche se posta in vendita).
Infine che dire dell'iniziativa di Patri Friedman che, supportato dal CATO institute, ha promosso lo seasteading (insediamento marino). Una iniziativa singolare, che pare abbia anche raccolto numerosi adepti, e soprattutto la bella cifra di US$ 136000. In effetti come si legge dal sito, in alcuni punti "dimenticati" davvero istruttivo, pare che ci sia un vasto mercato di persone interessate a vivere in uno stato libero, ma pare sia anche molto difficile ottenere la sovranità da nazioni esistenti.
E' evidente che questi tentativi, sono troppo bizzarri per essere accettati da gente normale. Gente cioè che vuol fare una vita tranquilla, fare una famiglia, ecc. E' anche vero che nessuna cosa si è mai ottenuta standosene seduti in poltrona, l'azione, a volte cruda, è sempre stata necessaria. Chi mai d'altra parte non difenderebbe la sua casa? La sua libertà? La sua vita?
E' possibile immaginare uno stato libero?
In Veneto, in Italia, molte persone hanno il sentimento di voler riavere una propria indipendenza politica da Roma. Alcuni di questi hanno pure immaginato di essere a capo di governi, che però non si applicano né a un territorio, né a una popolazione definita. L'indipendentismo veneto poi si caratterizza per concentrare interessi politici non sempre convergenti. Esistono infatti diversi canali principali di pensiero che a volte entrano in simbiosi, altre si respingono. Tra questi possiamo elencare i religiosi, quelli cioè per cui lo stato e le idee religiose non possono contraddirsi; i socialisti/collettivisti che immaginano la necessità di uno stato che preservi, intervenga, agisca, aiuti e si illudono che ciò possa avvenire in efficienza solo perché sarebbe marchiato nel segno del Leon; infine vi sono i liberalisti/libertaristi che in vario modo vorrebbero uno stato meno pressante fiscalmente (i liberalisti) anche se non necessariamente neutro nell'economia, e i libertaristi che invece dello stato meno ce n'é meglio stanno per cui vedono nella battaglia indipendentista forse solo una via per ottenere uno stato libero (o almeno meno pressante).
E' un interessante laboratorio sociale perché in altri luoghi del mondo non c'è questo mix e queste idee a volte tanto distanti tra di loro.
In questo blog non ci interessiamo d'altra parte di opzioni socialiste o peggio collettiviste, perché parliamo esplicitamente di stato libero, mentre il socialismo e ancor più il collettivismo implicano l'esistenza di uno stato.
A dirla tutta usare la parola "stato" associata a "libero" è un po' un ossimoro, ma possiamo/dobbiamo digerirla perché lo stato è pur sempre un contenitore giuridico, ed inoltre la nostra definizione di libero non è estrema al punto di non accettare nessuna possibilità di proposte socialiste. Anzi, su questo punto è proprio difficile prendere una posizione netta. Per esempio, le opere di protezione contro le calamità naturali sono in fondo una operazione di tipo socialista. Il socialismo in sé non è male, se è ben accordato tra le persone, è male quando viene imposto, perché viola i principi naturali di cui ogni persona gode dalla nascita.
Sarete probabilmente confusi a questo punto. Cerco allora di fare una sintesi di cosa è l'obiettivo "stato libero": un luogo dove primeggia il diritto alla libertà della Persona, ma dove le persone liberamente associate in una comunità ne convengono alcuni compromessi che consentono anche opzioni socialiste se largamente condivise, e mai tali da danneggiare alcuno (altrimenti che senso avrebbero?)
Possiamo per esempio immaginare una politica socialista per la sanità fondamentale, e per le malattie gravi.
L'idea che muove i pionieri per uno stato libero non è dunque vincolata alle esperienze venete, anche se tra i loro membri una buona parte ne faceva parte. E' dunque un po' inevitabile che si trascini un po' di quella cultura, è pure possibile che si possa avere un leone alato tra i simboli, ma non è chiusa affatto all'etnia veneta, ed è aperta a chiunque si senta di volerne far parte.
Noi crediamo nelle idee, non nel colore del sangue.
Allora, sarà mai possibile avere uno stato libero?
Io credo che sia necessario stabilire dei livelli di gradualità, che sono anche relazionati al numero di persone che parteciperebbero all'iniziativa. Da una prima stima si potrebbe immaginare un villaggio, forse una cittadina piccola. In fondo San Marino o Montecarlo sono cittadine. I livelli di gradualità possono andare dalla autonomia in uno stato benevolo, fino all'indipendenza.
Questo sarà il tema per cui andremo a discutere nel prossimo futuro in questo spazio di comunicazione.
Tuttavia, prima di concludere questa prima parte, vorrei puntualizzare una osservazione. Tutti i casi finiti male citati in precedenza sono stati causati dalla intolleranza di altre nazioni. Il caso di Tonga è forse il più semplice da delineare e il più ecclatante al tempo stesso. Prima non c'era che oceano e un banco di sabbia, un bassofondale, che appariva solo con le basse maree, in mezzo all'oceano e non rivendicato da nessuno. Questi pionieri creano dal nulla l'isola, e il re di Tonga arriva e rivendica il territorio a cose fatte. (Oggi per la cronaca la sabbia apportata è stata spazzata via dalle onde, ed è tornata un bassofondale, abbandonato da tutti). Qui vediamo che l'arroganza e le pretese sono il segno distintivo di tutte le conquiste territoriali del mondo, lo vediamo parallelamente anche negli altri casi, incluso quelli che hanno avuto successo, come Sealand. E' la dimostrazione, se proprio ci voleva, che tutte le terre del mondo sono ricavate da usurpazione e violenza. E che il segno distintivo di ogni monarca (incluso i capi dei governi "democratici") è l'arroganza e l'immediata necessità di mantenere il territorio, né più né meno di quello che fanno gli animali pisciando sugli alberi per segnare il loro territorio di caccia.
Abbiamo la prova e la controprova che l'esercizio della sovranità avviene passando per qualche forma di esibizione muscolare, in diversi casi degenerate in laceranti battaglie.
La storia ci dice che per ottenere qualche cosa occorre agire da leoni.
Claudio G.
Sono molti altri, negli anni passati, che hanno sognato luoghi per trovare uno spazio di libertà, ma sono tutti falliti scontrandosi con realtà non prone a cedere anche un'isola deserta. E' il caso per esempio del Minerva Reef, una barriera corallina semiaffiorante nell'oceano Pacifico, a 260 miglia a sud ovest di Tonga. Quelli che avevano provato a prendere l'isola, ricoprendola di sabbia, se non ché sua maestà delle Tonga ha deciso che quella era terra sua e se la è presa (di questo caso sarà bene riparlare). Un caso strano è quello dell'isola delle rose, una piattaforma artificiale realizzata in Italia nel mare Adriatico dall'ingegnere Giorgio Rosa nel 1960, impresa fallita a seguito della distruzione fatta dalla marina militare italiana. Così viene riportato nelle fonti storiografiche di lingua inglese: The Italians invaded 55 days later, speaking vaguely of such things as “national security, illegality, tax avoidance, maritime obstruction and pornography.” In the spring of 1969, Italian Navy frogmen dynamited the structure. At last report, Rosa did not plan to try again, saying darkly that “This country is all Mafia.”
Bizzaro e con successo invece il caso dell'isola di Sealand, nella manica. Bizzarro perché si tratta di una piattaforma militare che fu abbandonata dopo la seconda guerra mondiale, e presa immediatamente da un ex ammiraglio inglese a cui stava stretta la corona della regina. Dapprima minacciato di andarsene fu avvicinato da navi militari armate, l'ammiraglio da bravo militare non si fece intimidire e prese a cannonate le navi inglesi che ricevettero l'ordine di ritirarsi da parte della regina per "non spargere sangue inutilmente". De facto questa azione segnava la rinuncia da parte della corona inglese di quella piattaforma, che ancora oggi è nelle mani dell'ammiraglio (anche se posta in vendita).
Infine che dire dell'iniziativa di Patri Friedman che, supportato dal CATO institute, ha promosso lo seasteading (insediamento marino). Una iniziativa singolare, che pare abbia anche raccolto numerosi adepti, e soprattutto la bella cifra di US$ 136000. In effetti come si legge dal sito, in alcuni punti "dimenticati" davvero istruttivo, pare che ci sia un vasto mercato di persone interessate a vivere in uno stato libero, ma pare sia anche molto difficile ottenere la sovranità da nazioni esistenti.
E' evidente che questi tentativi, sono troppo bizzarri per essere accettati da gente normale. Gente cioè che vuol fare una vita tranquilla, fare una famiglia, ecc. E' anche vero che nessuna cosa si è mai ottenuta standosene seduti in poltrona, l'azione, a volte cruda, è sempre stata necessaria. Chi mai d'altra parte non difenderebbe la sua casa? La sua libertà? La sua vita?
E' possibile immaginare uno stato libero?
In Veneto, in Italia, molte persone hanno il sentimento di voler riavere una propria indipendenza politica da Roma. Alcuni di questi hanno pure immaginato di essere a capo di governi, che però non si applicano né a un territorio, né a una popolazione definita. L'indipendentismo veneto poi si caratterizza per concentrare interessi politici non sempre convergenti. Esistono infatti diversi canali principali di pensiero che a volte entrano in simbiosi, altre si respingono. Tra questi possiamo elencare i religiosi, quelli cioè per cui lo stato e le idee religiose non possono contraddirsi; i socialisti/collettivisti che immaginano la necessità di uno stato che preservi, intervenga, agisca, aiuti e si illudono che ciò possa avvenire in efficienza solo perché sarebbe marchiato nel segno del Leon; infine vi sono i liberalisti/libertaristi che in vario modo vorrebbero uno stato meno pressante fiscalmente (i liberalisti) anche se non necessariamente neutro nell'economia, e i libertaristi che invece dello stato meno ce n'é meglio stanno per cui vedono nella battaglia indipendentista forse solo una via per ottenere uno stato libero (o almeno meno pressante).
E' un interessante laboratorio sociale perché in altri luoghi del mondo non c'è questo mix e queste idee a volte tanto distanti tra di loro.
In questo blog non ci interessiamo d'altra parte di opzioni socialiste o peggio collettiviste, perché parliamo esplicitamente di stato libero, mentre il socialismo e ancor più il collettivismo implicano l'esistenza di uno stato.
A dirla tutta usare la parola "stato" associata a "libero" è un po' un ossimoro, ma possiamo/dobbiamo digerirla perché lo stato è pur sempre un contenitore giuridico, ed inoltre la nostra definizione di libero non è estrema al punto di non accettare nessuna possibilità di proposte socialiste. Anzi, su questo punto è proprio difficile prendere una posizione netta. Per esempio, le opere di protezione contro le calamità naturali sono in fondo una operazione di tipo socialista. Il socialismo in sé non è male, se è ben accordato tra le persone, è male quando viene imposto, perché viola i principi naturali di cui ogni persona gode dalla nascita.
Sarete probabilmente confusi a questo punto. Cerco allora di fare una sintesi di cosa è l'obiettivo "stato libero": un luogo dove primeggia il diritto alla libertà della Persona, ma dove le persone liberamente associate in una comunità ne convengono alcuni compromessi che consentono anche opzioni socialiste se largamente condivise, e mai tali da danneggiare alcuno (altrimenti che senso avrebbero?)
Possiamo per esempio immaginare una politica socialista per la sanità fondamentale, e per le malattie gravi.
L'idea che muove i pionieri per uno stato libero non è dunque vincolata alle esperienze venete, anche se tra i loro membri una buona parte ne faceva parte. E' dunque un po' inevitabile che si trascini un po' di quella cultura, è pure possibile che si possa avere un leone alato tra i simboli, ma non è chiusa affatto all'etnia veneta, ed è aperta a chiunque si senta di volerne far parte.
Noi crediamo nelle idee, non nel colore del sangue.
Allora, sarà mai possibile avere uno stato libero?
Io credo che sia necessario stabilire dei livelli di gradualità, che sono anche relazionati al numero di persone che parteciperebbero all'iniziativa. Da una prima stima si potrebbe immaginare un villaggio, forse una cittadina piccola. In fondo San Marino o Montecarlo sono cittadine. I livelli di gradualità possono andare dalla autonomia in uno stato benevolo, fino all'indipendenza.
Questo sarà il tema per cui andremo a discutere nel prossimo futuro in questo spazio di comunicazione.
Tuttavia, prima di concludere questa prima parte, vorrei puntualizzare una osservazione. Tutti i casi finiti male citati in precedenza sono stati causati dalla intolleranza di altre nazioni. Il caso di Tonga è forse il più semplice da delineare e il più ecclatante al tempo stesso. Prima non c'era che oceano e un banco di sabbia, un bassofondale, che appariva solo con le basse maree, in mezzo all'oceano e non rivendicato da nessuno. Questi pionieri creano dal nulla l'isola, e il re di Tonga arriva e rivendica il territorio a cose fatte. (Oggi per la cronaca la sabbia apportata è stata spazzata via dalle onde, ed è tornata un bassofondale, abbandonato da tutti). Qui vediamo che l'arroganza e le pretese sono il segno distintivo di tutte le conquiste territoriali del mondo, lo vediamo parallelamente anche negli altri casi, incluso quelli che hanno avuto successo, come Sealand. E' la dimostrazione, se proprio ci voleva, che tutte le terre del mondo sono ricavate da usurpazione e violenza. E che il segno distintivo di ogni monarca (incluso i capi dei governi "democratici") è l'arroganza e l'immediata necessità di mantenere il territorio, né più né meno di quello che fanno gli animali pisciando sugli alberi per segnare il loro territorio di caccia.
Abbiamo la prova e la controprova che l'esercizio della sovranità avviene passando per qualche forma di esibizione muscolare, in diversi casi degenerate in laceranti battaglie.
La storia ci dice che per ottenere qualche cosa occorre agire da leoni.
Claudio G.
Monday, August 2, 2010
Creà on forum colegà
A xe stà creà anca on forum de discusion libara. El xe in multilengoa, anca se i titoli xe in engleze, vale a dire ca se pol scrivar in itajan, engleze e veneto.
El indariso el xe: http://ourfreestate.forumotions.com/index.htm
Bona discusion.
Claudio G.
El indariso el xe: http://ourfreestate.forumotions.com/index.htm
Bona discusion.
Claudio G.
Welcome visitor
This blog born with the idea to make room for debating on a project for a free state. Official languages are indifferently english, venetian, and italian, for friends and people interested in this project are of those mothertongue languages. This blog is legally located in Iceland, and is governed by icelandic laws.
Pionerizzando un Nuovo Stato Libero
Questo blog nasce con la idea di creare uno spazio di discussione su un progetto di stato libero. La lingua officiale è indifferentemente inglese, veneto e italiano, sicome i amici e interessati in questo blog lo sono di quelle lingue. Il blog ha legalmente sede in Islanda, e è regolato dalle leggi islandesi.
Pionerizando on Novo Stato Libaro
Sto blog el nase co la idea de crear on spasio par discorar par via de on projeto de stato libaro. Le lengoe oficial le xe indifarentemente engleze, veneto e itajan, par el fato ca amighi e intaresà a sto projeto le xe de coele marelengoe. Sto blog el xe legalmente locà in Islanda, e el xe governà da le legi islandezi.
C. Hütte
Pionerizzando un Nuovo Stato Libero
Questo blog nasce con la idea di creare uno spazio di discussione su un progetto di stato libero. La lingua officiale è indifferentemente inglese, veneto e italiano, sicome i amici e interessati in questo blog lo sono di quelle lingue. Il blog ha legalmente sede in Islanda, e è regolato dalle leggi islandesi.
Pionerizando on Novo Stato Libaro
Sto blog el nase co la idea de crear on spasio par discorar par via de on projeto de stato libaro. Le lengoe oficial le xe indifarentemente engleze, veneto e itajan, par el fato ca amighi e intaresà a sto projeto le xe de coele marelengoe. Sto blog el xe legalmente locà in Islanda, e el xe governà da le legi islandezi.
C. Hütte
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