Al mondo esiste già un Free State Project, nasce in USA e si concentra nel New Hampshire (NH) per portare 20000 nuovi residenti aventi idee politiche libertarie (o simili) e fare così da massa critica per dirottare, se non prendere, lo stato e condurlo verso una decisa rottura nei confronti della politica centralista e statalista del governo federale US. Il progetto langue un po', perché solo una minima parte delle persone che hanno dichiarato di trasferirsi in NH (8000 persone circa) lo ha fatto. In Europa era in realtà sorto un simile movimento, che puntava all'Irlanda come paese in cui fare una simile operazione. Qui però ha resistito ancora meno.
Sono molti altri, negli anni passati, che hanno sognato luoghi per trovare uno spazio di libertà, ma sono tutti falliti scontrandosi con realtà non prone a cedere anche un'isola deserta. E' il caso per esempio del Minerva Reef, una barriera corallina semiaffiorante nell'oceano Pacifico, a 260 miglia a sud ovest di Tonga. Quelli che avevano provato a prendere l'isola, ricoprendola di sabbia, se non ché sua maestà delle Tonga ha deciso che quella era terra sua e se la è presa (di questo caso sarà bene riparlare). Un caso strano è quello dell'isola delle rose, una piattaforma artificiale realizzata in Italia nel mare Adriatico dall'ingegnere Giorgio Rosa nel 1960, impresa fallita a seguito della distruzione fatta dalla marina militare italiana. Così viene riportato nelle fonti storiografiche di lingua inglese: The Italians invaded 55 days later, speaking vaguely of such things as “national security, illegality, tax avoidance, maritime obstruction and pornography.” In the spring of 1969, Italian Navy frogmen dynamited the structure. At last report, Rosa did not plan to try again, saying darkly that “This country is all Mafia.”
Bizzaro e con successo invece il caso dell'isola di Sealand, nella manica. Bizzarro perché si tratta di una piattaforma militare che fu abbandonata dopo la seconda guerra mondiale, e presa immediatamente da un ex ammiraglio inglese a cui stava stretta la corona della regina. Dapprima minacciato di andarsene fu avvicinato da navi militari armate, l'ammiraglio da bravo militare non si fece intimidire e prese a cannonate le navi inglesi che ricevettero l'ordine di ritirarsi da parte della regina per "non spargere sangue inutilmente". De facto questa azione segnava la rinuncia da parte della corona inglese di quella piattaforma, che ancora oggi è nelle mani dell'ammiraglio (anche se posta in vendita).
Infine che dire dell'iniziativa di Patri Friedman che, supportato dal CATO institute, ha promosso lo seasteading (insediamento marino). Una iniziativa singolare, che pare abbia anche raccolto numerosi adepti, e soprattutto la bella cifra di US$ 136000. In effetti come si legge dal sito, in alcuni punti "dimenticati" davvero istruttivo, pare che ci sia un vasto mercato di persone interessate a vivere in uno stato libero, ma pare sia anche molto difficile ottenere la sovranità da nazioni esistenti.
E' evidente che questi tentativi, sono troppo bizzarri per essere accettati da gente normale. Gente cioè che vuol fare una vita tranquilla, fare una famiglia, ecc. E' anche vero che nessuna cosa si è mai ottenuta standosene seduti in poltrona, l'azione, a volte cruda, è sempre stata necessaria. Chi mai d'altra parte non difenderebbe la sua casa? La sua libertà? La sua vita?
E' possibile immaginare uno stato libero?
In Veneto, in Italia, molte persone hanno il sentimento di voler riavere una propria indipendenza politica da Roma. Alcuni di questi hanno pure immaginato di essere a capo di governi, che però non si applicano né a un territorio, né a una popolazione definita. L'indipendentismo veneto poi si caratterizza per concentrare interessi politici non sempre convergenti. Esistono infatti diversi canali principali di pensiero che a volte entrano in simbiosi, altre si respingono. Tra questi possiamo elencare i religiosi, quelli cioè per cui lo stato e le idee religiose non possono contraddirsi; i socialisti/collettivisti che immaginano la necessità di uno stato che preservi, intervenga, agisca, aiuti e si illudono che ciò possa avvenire in efficienza solo perché sarebbe marchiato nel segno del Leon; infine vi sono i liberalisti/libertaristi che in vario modo vorrebbero uno stato meno pressante fiscalmente (i liberalisti) anche se non necessariamente neutro nell'economia, e i libertaristi che invece dello stato meno ce n'é meglio stanno per cui vedono nella battaglia indipendentista forse solo una via per ottenere uno stato libero (o almeno meno pressante).
E' un interessante laboratorio sociale perché in altri luoghi del mondo non c'è questo mix e queste idee a volte tanto distanti tra di loro.
In questo blog non ci interessiamo d'altra parte di opzioni socialiste o peggio collettiviste, perché parliamo esplicitamente di stato libero, mentre il socialismo e ancor più il collettivismo implicano l'esistenza di uno stato.
A dirla tutta usare la parola "stato" associata a "libero" è un po' un ossimoro, ma possiamo/dobbiamo digerirla perché lo stato è pur sempre un contenitore giuridico, ed inoltre la nostra definizione di libero non è estrema al punto di non accettare nessuna possibilità di proposte socialiste. Anzi, su questo punto è proprio difficile prendere una posizione netta. Per esempio, le opere di protezione contro le calamità naturali sono in fondo una operazione di tipo socialista. Il socialismo in sé non è male, se è ben accordato tra le persone, è male quando viene imposto, perché viola i principi naturali di cui ogni persona gode dalla nascita.
Sarete probabilmente confusi a questo punto. Cerco allora di fare una sintesi di cosa è l'obiettivo "stato libero": un luogo dove primeggia il diritto alla libertà della Persona, ma dove le persone liberamente associate in una comunità ne convengono alcuni compromessi che consentono anche opzioni socialiste se largamente condivise, e mai tali da danneggiare alcuno (altrimenti che senso avrebbero?)
Possiamo per esempio immaginare una politica socialista per la sanità fondamentale, e per le malattie gravi.
L'idea che muove i pionieri per uno stato libero non è dunque vincolata alle esperienze venete, anche se tra i loro membri una buona parte ne faceva parte. E' dunque un po' inevitabile che si trascini un po' di quella cultura, è pure possibile che si possa avere un leone alato tra i simboli, ma non è chiusa affatto all'etnia veneta, ed è aperta a chiunque si senta di volerne far parte.
Noi crediamo nelle idee, non nel colore del sangue.
Allora, sarà mai possibile avere uno stato libero?
Io credo che sia necessario stabilire dei livelli di gradualità, che sono anche relazionati al numero di persone che parteciperebbero all'iniziativa. Da una prima stima si potrebbe immaginare un villaggio, forse una cittadina piccola. In fondo San Marino o Montecarlo sono cittadine. I livelli di gradualità possono andare dalla autonomia in uno stato benevolo, fino all'indipendenza.
Questo sarà il tema per cui andremo a discutere nel prossimo futuro in questo spazio di comunicazione.
Tuttavia, prima di concludere questa prima parte, vorrei puntualizzare una osservazione. Tutti i casi finiti male citati in precedenza sono stati causati dalla intolleranza di altre nazioni. Il caso di Tonga è forse il più semplice da delineare e il più ecclatante al tempo stesso. Prima non c'era che oceano e un banco di sabbia, un bassofondale, che appariva solo con le basse maree, in mezzo all'oceano e non rivendicato da nessuno. Questi pionieri creano dal nulla l'isola, e il re di Tonga arriva e rivendica il territorio a cose fatte. (Oggi per la cronaca la sabbia apportata è stata spazzata via dalle onde, ed è tornata un bassofondale, abbandonato da tutti). Qui vediamo che l'arroganza e le pretese sono il segno distintivo di tutte le conquiste territoriali del mondo, lo vediamo parallelamente anche negli altri casi, incluso quelli che hanno avuto successo, come Sealand. E' la dimostrazione, se proprio ci voleva, che tutte le terre del mondo sono ricavate da usurpazione e violenza. E che il segno distintivo di ogni monarca (incluso i capi dei governi "democratici") è l'arroganza e l'immediata necessità di mantenere il territorio, né più né meno di quello che fanno gli animali pisciando sugli alberi per segnare il loro territorio di caccia.
Abbiamo la prova e la controprova che l'esercizio della sovranità avviene passando per qualche forma di esibizione muscolare, in diversi casi degenerate in laceranti battaglie.
La storia ci dice che per ottenere qualche cosa occorre agire da leoni.
Claudio G.
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